Le aziende faticano a trovare soft skill e a garantire wellbeing: ecco perché il coaching è oggi una leva decisiva per crescita, stabilità e innovazione.
Negli ultimi anni il mondo del lavoro ha attraversato trasformazioni rapide e profonde. Le aziende si trovano oggi a navigare un contesto mutevole, in cui tecnologie, modelli organizzativi e aspettative delle persone cambiano con una velocità senza precedenti. Non sorprende, quindi, che emergano nuovi bisogni e nuove criticità, soprattutto sul fronte delle competenze e dell’esperienza lavorativa.
"I dati parlano chiaro
I dati di Asseprim (la Federazione nazionale dei servizi professionali di Confcommercio) di cui sono socia lo confermano in modo netto: ciò che oggi manca maggiormente nel mercato del lavoro non sono solo competenze tecniche, ma soprattutto soft skills e character skills.
Problem solving e pensiero critico risultano carenti nel 40% dei casi, mentre flessibilità, adattabilità allo stress e capacità di muoversi nel cambiamento mancano nel 38%. Subito dopo compaiono la curiosità, la passione e la proattività, al 35%.
Sono proprio queste abilità a determinare l’efficacia delle persone nelle situazioni complesse, e sono anche quelle più difficili da improvvisare o da acquisire senza un percorso di sviluppo adeguato.
"La distanza tra persone e aziende si acuisce"
Parallelamente, cresce in modo significativo la distanza tra ciò che le persone cercano nel lavoro e ciò che spesso trovano.
Il work-life balance è oggi la leva attrattiva più rilevante per i lavoratori, con un peso del 38%, seguito a ruota dalla stabilità del posto di lavoro (37%). Anche la retribuzione rimane un elemento importante, seppur al terzo posto (34%).
Subito dopo emergono priorità che parlano chiaramente di benessere, crescita e qualità dell’ambiente professionale: opportunità di sviluppo (32%) e un contesto dinamico e innovativo (30%).
Le persone desiderano luoghi di lavoro in cui sentirsi considerate, coinvolte e supportate, non solo ingaggiate dal punto di vista operativo.
"Risposte aziendali non sempre allineate"
Dal lato delle imprese, però, la risposta è ancora parziale.
I principali benefit offerti oggi nei servizi professionali sono la flessibilità lavorativa e lo smart working (47%), seguiti da piani di welfare tradizionali come buoni pasto e voucher (41%).
Sono iniziative importanti, ma non sufficienti. Per creare davvero ambienti attrattivi e trattenere i talenti serve qualcosa di più profondo: serve lavorare sulle persone, sulle loro competenze emotive e relazionali, sulla qualità delle interazioni e sulla capacità di affrontare il cambiamento con lucidità e determinazione.
"Il coaching aziendale diventa fondamentale"
Ed è proprio qui che il coaching aziendale diventa fondamentale. Il coaching permette alle persone di sviluppare quelle competenze trasversali che il mercato dichiara essere più rare e allo stesso tempo più decisive.
Aiuta a rafforzare il pensiero critico, migliorare la gestione delle emozioni, aumentare flessibilità e adattabilità, e costruire proattività.
Allo stesso tempo, favorisce ambienti di lavoro più consapevoli, comunicazioni più efficaci e una leadership capace di generare fiducia. In altre parole, sviluppa dall’interno ciò che le persone cercano e ciò che le aziende non riescono più a trovare facilmente sul mercato.
"Colmare il gap con il coaching in azienda"
Investire in coaching oggi significa rispondere a tre esigenze contemporaneamente: colmare il gap delle competenze chiave, aumentare l’attrattività dell’impresa e migliorare il benessere reale dei lavoratori.
È una scelta strategica, non un accessorio. E rappresenta uno dei pochi interventi in grado di produrre impatti concreti sul breve periodo e cambiamenti profondi sul lungo.
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